di MARTINA TAFURO-
Mi chiamo Martina Tafuro, ho ventitré anni, sono originaria di San Pancrazio Salentino, e nel 2018 ho conseguito il diploma presso l’Istituto Alberghiero “Sandro Pertini” di Brindisi. A 16 anni, dopo aver svolto il periodo di alternanza scuola/lavoro, ho deciso di continuare quell’esperienza formativa e ho accettato di entrare a far parte dello staff della cucina di un ristorante di Guagnano dove ho lavorato nei giorni prefestivi e festivi fino al conseguimento del diploma. Nel 2017, ho avuto la possibilità di lavorare per l’intera stagione estiva nella cucina del Grand Hotel “San Marino” sotto la guida dello Chef Giuseppe De Padova. Nel 2018, invece, durante l’ultimo anno di Scuola sono entrata nel gruppo di studenti selezionati per degli stage in varie località olandesi e, subito dopo gli esami di Stato, sono partita per l’Olanda. Qui ho lavorato per due mesi ad Amsterdam e poi nel ristorante “De Dikke van Dale” del Fletcher Hotel di Sluis, nella regione dello Zeeland, dove da circa sei mesi sono l’Executive Chef del ristorante.
Credo che, per fare bene il mio lavoro debba esserci alla base una vera e propria vocazione che spinge ad imparare e a cercare sempre nuovi spunti di perfezionamento. Sin da quando lavoravo come apprendista a Guagnano, ero perfettamente consapevole del fatto che presto avrei dovuto iniziare a percorrere una strada che mi avrebbe portata lontano dalla mia terra. Questa consapevolezza, però, più che intimorirmi, mi ha caricato di motivazioni positive e mi ha sempre permesso di superare tutte le difficoltà.
I viaggi di partenza, in realtà, sono stati almeno tre: quello verso San Marino e i due verso l’Olanda. Il primo verso San Marino è stato quello che mi ha creato più dubbi e preoccupazioni – all’epoca avevo circa 17 anni e non ero mai stata lontana a lungo dalla mia famiglia e dalla mia casa – ma i disagi sono durati sì e no un paio di giorni. Poi le prospettive di crescita professionale che ho subito visto molto bene, mi hanno impedito di pensare ad altro e hanno fatto in modo che i tre mesi e mezzo passassero sin troppo in fretta. I viaggi verso l’Olanda, invece, sono stati molto meno pesanti dal punto di vista emotivo: ero perfettamente cosciente del fatto che stavo percorrendo una tappa decisiva per il mio futuro nell’ambiente che più amo.
Sluis, è una piccola città turistica – con 55 tra ristoranti e pub – al confine con il Belgio e mi è piaciuta sin da subito. Ho avuto un fisiologico periodo di ambientamento durante il quale ho dovuto affrontare difficoltà soprattutto logistiche e linguistiche, ma ora parlo benissimo l’inglese e benino l’ostico olandese e, insieme alla mia compagna Valentina, di Brindisi, e alla mia collega Astrid – che, a dispetto del suo nome, è di Cellino San Marco – posso dire di essermi davvero integrata in quella comunità molto civile.
Non mi sono mai pentita di essere andata via, sono troppo concentrata sul mio percorso di crescita per poter pensare ad altro. Ciò che mi manca di più è la famiglia – che vedo e sento ogni sera grazie ai grandi miracoli di WhatsApp – , oltre agli amici e poco altro. La cucina salentina, invece, non mi manca affatto: la nostra casa è diventata un feudo del Salento dove, tempo libero permettendo, si preparano spesso le pietanze tradizionali della nostra terra. Ma comunque mi sento pugliese: io Valentina e Astrid, tra noi, parliamo rigorosamente in dialetto!
Per ora la mia esperienza da fuorisede mi ha donato tanta inestimabile esperienza, tanta fiducia nelle mie possibilità e tanta serenità. Oltre naturalmente a un ottimo stipendio e, di recente, anche un’auto nuova. Per il momento la Puglia è il posto delle mie radici; quello dove tornerò sempre ogni volta che avrò la possibilità di qualche giorno di vacanza. Però ho ancora ventitré anni e non posso sapere se in un futuro – comunque molto lontano – tornerò per restare.
Conosco giovani che si sentono eroi solo perché hanno deciso di restare a casa. Questo loro “eroismo”, però, si trasforma spesso in impieghi precari, lavori sottopagati e tante rinunce a tesori preziosi come la dignità. Ecco, a coloro che vorrebbero lasciare la nostra terra, io consiglierei di guardarsi prima bene dentro e di farlo con la convinzione che il benessere e la piena realizzazione sono obiettivi da costruire giorno dopo giorno con l’ausilio di tantissimi sacrifici. Partite dunque, ma non fate lo stesso errore di coloro che scelgono di restare e non sentitevi eroi. Voi, soprattutto lontano dalla vostra terra, dovete sentirvi gli unici costruttori del vostro futuro.