di MARIA COSTANTINO –
Sono Maria e ho 36 anni. Sono di Francavilla Fontana e vivo ormai da più di 10 anni in Germania. Ho studiato biologia all´Università di Pisa e fin dalla laurea triennale ho avuto la possibilità di frequentare laboratori e gruppi di ricerca dal forte respiro internazionale. Mano a mano che proseguivo il mio percorso, diveniva per me sempre più chiaro che la laurea non sarebbe stato un punto di arrivo ma un nuovo punto di inizio. Varcare i confini nazionali, a quel punto era parte di un percorso inconsciamente iniziato fin dal primo momento in cui ho messo piede in un laboratorio. Non potevo fermarmi.
Poi, una borsa di studio Marie Curie mi ha condotto qui in Germania. Gioia, incoscienza, e tanta curiosità hanno attutito le sensazioni di insicurezza che si hanno quando si inizia un nuova avventura. Sono una persona molto positiva ed ero – e sono tuttora – proiettata a immaginare cosa o chi avrei incontrato.
La prima volta che sono arrivata ad Amburgo è stato per il colloquio. Amburgo è una città straordinaria ma come tutte le grandi città può essere davvero caotica. Appena arrivata mi sono sentita stordita. La gente, la lingua e gli innumerevoli autobus e le linee metropolitane mi hanno dato una profonda sensazione di confusione. Fin dal primo momento, tuttavia, mi sono sentita al sicuro.
La cultura nord europea è molto diversa dalla nostra. Il modo di vivere, ma soprattutto il valore che attribuiamo alla famiglia, alle amicizie, al lavoro, possono essere cosi contrapposti al nostro modo di pensare che sì, qualche volta mi sono detta: ma chi me lo ha fatto fare? Ma poi mi vengono in mente la nuova me, quella ragazza che piena di energia arrivò qui 10 anni fa, e la me di oggi. Sono fondamentalmente sempre la stessa, ma la diversità culturale che ho imparato a conoscere mi danno una sicurezza che mi rasserena. Quindi no, non mi sono pentita di essermi trasferita in Germania. Se penso a Francavilla, mi mancano le strade e le giornate primaverili nelle campagne. Mi sento assolutamente ancora pugliese nonostante non abiti più lì.
Per certi versi l´ambiente e le situazioni circostanti inducono ad accentuare alcune peculiarità che forse da noi si danno per scontate. Vi faccio un esempio molto pratico. Ho sempre amato cucinare, ma sperimentando cose nuove, diverse. Perché provare a cucinare focacce e panzarotti se tutti li facevano a casa? Per non parlare dei nostri meravigliosi forni che sprigionano il profumo invitante di prelibatezze dalla facile reperibilità. Qui in Germania semplicemente non sanno che cosa sia una focaccia. Le orecchiette fatte in casa? Lasciamo perdere. A un certo punto ho dovuto rispolverare in me tutti i ricordi legati a questi piccoli desideri. Mani in pasta ed ecco che fra una sfornata di focaccia ed un‘altra mi sono riappropriata di quei piccoli gesti automatici che ci ricordano chi siamo e da dove veniamo.
La mia esperienza da fuorisede mi ha donato la capacità di pensare al di fuori degli schemi, la certezza che esiste sempre qualcosa di nuovo da imparare. Se penso di ritornare prima o poi in Puglia? Mai dire mai. Il mondo sta cambiando velocemente e con esso le opportunità lavorative. Lavoro molto da remoto e appartengo a quella generazione di “Expa” che non hanno confini geografici. Probabilmente ci tornerò ma non per lunghi periodi.
A chi vorrebbe lasciare la sua terra direi: “Prova! Datti la possibilità di esplorare il mondo senza esserne un turista. Le cose non vanno come speravi? I biglietti di ritorno si acquistano più facilmente di quelli di andata.“