di CHIARA CHIEGO –
Una finestra, un balcone e due cuori spezzati. Questi sono gli ingredienti principali di una delle leggende più strazianti che riguardano il Salento. La storia in questione, potrebbe essere paragonata alla tragedia di Romeo e Giulietta, forse con meno colpi di scena.
Se vi trovate a passeggiare per via D’Aragona a Lecce, tra i palazzi dorati che si stagliano spesso contro l’accecante azzurro del cielo, vi sarà capitato di scorgere in alto, un piccolo viso scolpito nella pietra. Un volto di donna grigio che contrasta con i colori intorno e che guarda fisso il muro di fronte. Secondo la leggenda in questione, quello sarebbe il volto della bella giovane appartenente alla famiglia nobiliare Castromediano, che abitava nel palazzo. Nell’abitazione di fronte invece, pare vivesse una famiglia di commercianti arricchiti, appartenenti allo schieramento politico opposto rispetto a quello dei Castromediano. Anche loro avevano un giovane figlio, che un giorno affacciandosi alla finestra, notò una bellissima giovane sul balcone di fronte. Fra i due nacque così una silenziosa conversazione, perchè non potevano farsi scoprire dalle rispettive famiglie a chiacchierare.
Quello scambio di sguardi e complicità silenziose, divenne un appuntamento fisso per i due ragazzi, che in quel modo alimentavano la fiamma del loro nascente amore giovanile. Ad un certo punto decisero di incontrarsi e parlarsi per davvero e, come nei testi delle più belle pizziche, decisero di sfruttare la messa domenicale, unico momento in cui era permesso alla ragazza di uscire: lei, con la scusa di andarsi a confessare, si allontanava dai suoi accompagnatori per raggiungere l’amato che l’aspettava nel campanile. Non bastarono i trecento gradini a fermarla, e finalmente i due poterono vivere un momento romantico, purtroppo interrotto dal rintocco della campana che segnava l’inizio della funzione. Il corteggiamento silenzioso andò dunque avanti, finchè una vicina accortasi della cosa, andò a riferirlo al padre di lei che adirato, rinchiuse la figlia in camera e murò per sempre il balcone.
Non bastarano i pianti e le suppliche della ragazza a far cambiare idea al genitore crudele, così un giorno la giovane dal cuore spezzato, si recò in chiesa, si raccomandò alla Madonna, e tornata a casa scelse l’estremo gesto: si gettò dal terrazzo. Il giovane innamorato non superò mai la tragedia, e per anni rimase nella stessa casa a fissare il balcone murato. Per questo commissionò ad un amico scultore il viso del suo giovane amore, in modo da poterlo ancora guardare ogni giorno. Quando sentì l’avvicinarsi della fine dei suoi giorni, diede istruzioni di murare anche la sua finestra, perchè nessuno doveva più ammirare il viso della sua amata.
Ed è così che vicino la chiesa di San Matteo, nei tortuosi vicoli del centro storico di Lecce, sono ancora visibili i segni di una finestra e di un balcone murati, come se ne trovano a centinaia nelle antiche abitazioni. Eppure questi blocchi di pietra sono stati molto amati, e sono la testimonianza di sguardi appassionati che fecero di un amore platonico, una ragione di vita e di morte. Se il piccolo volto in pietra potesse parlare, chissà quante lacrime verserebbe; o magari ci racconterebbe una storia diversa. Nel dubbio, rimaniamo qualche secondo con il naso all’insù, immaginando di amori e dolci promesse.