di CHIARA CHIEGO
Se si prova a cercare la parola “Salento” in un qualsiasi motore di ricerca online, una delle prime immagini che compare sui nostri schermi, è quella dei due bianchi faraglioni che si stagliano vicini, nell’azzurro mare a ridosso di Torre dell’Orso, nella marina di Melendugno, rinomata per la spiaggia dalla finissima sabbia bianca e le acque terse. Sembra improbabile che qualcuno non conosca le “Due sorelle”, così come vengono rinominati i due grandi scogli, ma forse non molti conoscono la leggenda dalla quale prendono il loro nome.
Come per ogni leggenda che si rispetti, ne esistono più versioni che si differenziano per piccoli particolari, e sempre come ogni leggenda che si rispetti, non è una storia allegra. Si narra infatti che due giovani contadine, sopraffatte dalla calura estiva – che chi vive il Salento d’estate ben conosce – decisero di rinfrescarsi nelle acque cristalline del mare. La prima sorella, senza preoccuparsi delle insidie delle profonde acque, decise di tuffarsi e iniziare a nuotare con foga, e non si accorse delle forti correnti che avevano prodotto un gorgo, che la intrappolò. La seconda ragazza, accortasi del pericolo, si gettò per amore fraterno in mare, cercando di raggiungere l’amata sorella; la corrente era talmente forte che riuscì ad avvicinarsi solo dopo molto tempo, ormai completamente spossata dallo sforzo. Così le due giovani sprofondarono senza forze nelle profondità marine. Il dio del mare – non sappiamo se Poseidone o qualche suo rappresentante – fu impietosito dal gesto della seconda sorella, e così decise di trasformare le due giovani in due grandi faraglioni di pietra bianchissima, che rimarranno abbracciati per sempre.
Un’altra versione della storia vuole la prima sorella sporgersi dall’alto della costa e precipitare in basso, nelle profonde acque, seguita dalla seconda ragazza che cerca invano di salvarla. Un giovane pescatore sentendo le urla delle due donne, decise di dirigersi nella loro direzione, trovando al suo arrivo, solamente due grandi scogli bianchi uno vicino all’altro. Sorpreso da quella meraviglia naturale mai vista prima, decise di chiamarle le “Due sorelle”. In altri racconti le sorelle, note per essere due bellissime fanciulle, sono “ammaliate” da una forza irresistibile, che ipnotizza la minore delle due, convincendola a gettarsi in mare come per ricongiungersi con un innamorato, seguita poi dalla maggiore che cerca invano di salvarla.
Il finale quindi è sempre lo stesso: l’amore – fraterno in questo caso – diventa simbolo immortale, così che noi possiamo ancora oggi ammirarlo in tutta la sua maestosità in uno dei luoghi naturali più affascinanti di tutto il Salento.