di CHIARA CHIEGO –
A volte si parla di un antico fiume sotterraneo, casa di ninfe e creature marine. In altre occasioni, testimoni giurano di aver sentito il rumore delle acque riecheggiare sotto le strade del centro di Lecce; altri avvertirebbero il pianto di un bambino che perse la vita in una delle antiche cisterne. Queste sono solo alcune delle leggende che circondano il cosiddetto “Idume”, il corpo d’acqua che affiora in superficie in alcune zone di Lecce.
Le acque in questione, sono affioramenti di falde acquifere che sono state fatte confluire insieme, e che sono osservabili nei sotterranei degli antichi palazzi: ad esempio ‘il fiume’ può essere ammirato in una cisterna profonda 10 metri nel Museo Faggiano, o nei sotterranei di Palazzo Adorno, dove in passato la comunità ebraica era solita utilizzare le acque per compiere riti di purificazione, così come testimoniano antiche iscrizioni.
I ricchi abitanti dei palazzi in dorata pietra leccese, erano soliti affrontare la calura estiva bagnandosi nelle fredde (e secondo la leggenda taumaturgiche) acque del fiume. Anche se la presenza di queste acque sotterranee, è testimoniata negli scritti di Plinio il Vecchio, il suo nome deriverebbe dai colti letterati seicenteschi: probabilmente fu proprio il noto Ascanio Grandi a coniarlo, facendolo risalire nelle pagine del suo Tancredi – lungo poema tassesco – a Idumeneo, leggendario fondatore di Lecce.
Tra le cisterne degli antichi monasteri, fino ad arrivare al Ninfeo di Masseria Tagliatelle, dai pozzi profondi come quello degli Olivetani, al fiume Giammatteo -l’affioramento cittadino più lungo-, si custodisce l’acqua che ha rappresentato per secoli una vera ricchezza per il territorio leccese, e che oggi è diventata un habitat eccezionale, centro di biodiversità nella sua foce, realizzata agli inizi del 1900, tra Torre Chianca e Spiaggiabella. Accanto ai grandi canneti popolati da anatre, pesci ed uccelli, e ai cespugli di piante fluviali, crescono la salicornia strobilacea ed il narciso ‘tazzetta’, le orchidee palustri e i giaggioli. Un vero e proprio scrigno di leggendaria bellezza.