di EMANUELA BOCCASSINI-
Pensavo fossero solo leggende metropolitane. Eppure è la verità! Ancora oggi, nel XXI secolo, esistono settentrionali che ritengono i meridionali ignoranti e incapaci di parlare in italiano e si sentono autorizzati a esprimere frasi del tipo: “Stai zitto, la tua cadenza mi dà fastidio”. Queste asserzioni, che riprendono antichi pregiudizi legati all’arretratezza del Sud e che feriscono profondamente chi le subisce, sono una realtà per molti, ma è bene sottolineare che si basano su stereotipi e su una visione distorta del Meridione. A questo punto ci sarebbero alcune riflessioni stimolanti: la realtà dei fatti supporta queste parole? Il Sud è davvero così linguisticamente arretrato come viene considerato?
Nel 1861, quando l’Italia è stata unita, si parlavano dialetti locali e l’italiano, usato da un’élite, era quello letterario fiorentino, che per tutti coloro che parlavano i dialetti – la maggior parte della popolazione – risultava spesso ostico, lontano dal parlato quotidiano. Con l’unità il Sud è stato visto come sporco, corrotto, primitivo e tale preconcetto ha coinvolto anche il modo di parlare. Gli accenti meridionali sono stati spesso bollati come inferiori rispetto all’italiano, associato alla classe sociale più elevata e ai centri di potere del Nord. I nostri accenti sono stati considerati una dimostrazione di ignoranza e povertà culturale nutrendo in tal modo la discriminazione verso chi parlava con un’inflessione considerata non “corretta”, soprattutto nel contesto sociale e lavorativo. In più, l’esodo di massa dal Sud verso il Nord durante il Novecento ha esasperato i pregiudizi e l’accento diverso era ritenuto ancor di più un segno di estraneità e diversità, in senso negativo.
Oggi, dopo 164 anni, perdura la tendenza a stimare chi ha un accento meridionale come meno colto o meno qualificato. Esistono addirittura studi di sociolinguistica che dimostrano come, a parità di curriculum, un candidato con accento settentrionale sia valutato più competente rispetto a uno con accento meridionale. Tuttavia questa visione non considera che le inflessioni sono la manifestazione di radici culturali e storiche diverse, non già inferiori. La connessione tra accento e discriminazione è un tema delicato che deve essere trattato consapevolmente, perché aiuta a comprendere come gli stereotipi influenzino le relazioni sociali, rendendo difficile la convivenza con chi ti percepisce come meno importante o capace solo per il luogo di nascita. Si dovrebbe, invece, imparare ad apprezzare la diversità senza giudicare una persona dalla sua cadenza, sempre che questa sia effettivamente avvertibile…
L’acredine verso i meridionali, dunque, sembra essere dettata più dai pregiudizi che da una realtà attuale: le brave persone si trovano dovunque, così come quelle ignoranti. Non è una questione geografica, ma di educazione e di carattere ed è su questi aspetti che si dovrebbe lavorare, facendo sì che queste situazioni incresciose non rimangano neppure un lontano ricordo.