di ALBERICO BALESTRA –
Francavilla Fontana è una città che ha sempre avuto una intensa devozione verso la Madonna, sua patrona.
Sono molti gli episodi, tramandati dalla tradizione popolare, in cui i francavillesi hanno invocato l’intercessione mariana per essere protetti da eventi naturali funesti. Come quello, molto noto e tuttora ricordato, del rinverdimento degli ulivi, attestato da molti storici nel gennaio del 1420, quando una copiosa nevicata e successiva gelata distrussero tutti gli alberi di ulivo, principale piantagione dell’agricoltura francavillese. Come per miracolo, il 24 gennaio, dopo suppliche e preghiere alla Madonna, la neve si sciolse e gli uliveti rinverdirono improvvisamente.
La protezione mariana venne invocata anche il 20 febbraio del 1743, quando un violento terremoto colpì il territorio francavillese provocando ingenti danni. A Francavilla Fontana, in particolare, si ricorda anche quello del 1721, avvenuto di notte, ma questo del 1743 è rimasto radicato nella storia locale. Un cronista del posto, di nome Niccolò di Giuseppe del fu Fabio Forleo, vissuto nel sec. XVIII, raccontò in un manoscritto che la scossa durò circa cinque lunghi minuti e dopo si replicò, sempre con la stessa veemenza e furia, una seconda e una terza volta, a distanza di circa dieci minuti una dall’altra.
Ci sono state annate, poi, nel corso della storia di Francavilla Fontana, in cui la festa dedicata proprio alla Madonna ha assunto aspetti meno gioiosi, quasi a fungere da termometro e testimonianza di brutti eventi.
Nel 1784 questa si svolse sotto l’incubo dell’invasione dei bruchi che “invasero e troncarono la speranza dei campagnoli”. Nel 1793 la carestia ridusse i francavillesi alla disperazione, per la quale fu supplicata la Madonna affinché ridesse speranza alla comunità e si tenne, inoltre, una novena, ordinata dal clero, predicata dai padri Liquorini, venuti a Francavilla per la prima volta.
E poi, ancora, la città fu rattristata dal colera che in diverse occasioni si diffuse mietendo centinaia di vittime. In particolare, l’epidemia si presentò per ben quattro volte in maniera violenta nell’arco di circa mezzo secolo e fu la preoccupazione principale dei sindaci francavillesi di allora. In quella del 1837 morirono oltre seicento persone; dopo diciassette anni, nel 1854, quando il colera ricomparve, si tentò di prendere misure di sicurezza installando “lazzaretti”. Nel 1867 Francavilla Fontana fu colpita dall’epidemia una terza volta; nel 1886 questa fu ancora più violenta e fece ben seicentosessantuno vittime. L’Amministrazione, quindi, pensò di premunirsi preparando un lazzaretto nel Convento della Croce con letti e personale adatto.
Avvenimenti drammatici, ma che mettono in evidenzia il forte legame, ancora oggi molto vivo, della Madonna con Francavilla Fontana e la sua comunità.