di ANTONIO RIPA –

Fuori dal rovere prigione

s’apre al mondo,

reclama il suo posto

dopo anni a ripensare,

a cambiare carattere più volte

per piacere di più.

Si porta dentro il legno e il buio

e il sole delle origini,

quando era grappolo,

polpa e scorza,

quando era sudore e arte

e mani sapienti.

Adesso è qui

nel mondo trasparente,

e respira ossigeno nuovo

e si agita

e si dimena smanioso

tra lacrime e unghiate,

e si veste di rosso

o di bianco,

s’acquieta

o ribolle.

Freme per la missione,

per darci la calma del pasto,

l’odore della festa,

ci fa memoria e speranza,

augurio e consolazione.

E ruggisce il suo nome

o lo sussurra;

vino e libertà.

Buon 2024.