di RAFFAELE DE PASCALIS –
Sono Raffaele, mi sono laureato in Architettura a Firenze e, durante il corso dei miei studi, spinto dalla mia curiosità, ho frequentato corsi di cucina e fotografia, due passioni che ho da sempre coltivato.
Grazie alla mia professione ho viaggiato molto, specialmente in Italia. Poi, nel 2010, dopo aver avuto problemi di salute importanti, ho deciso che avrei dato una svolta alla mia vita e ho, di fatto, abbandonato la mia attività di architetto e mi sono dedicato alla cucina e alla fotografia che mi hanno dato ottime soddisfazioni.
Nel 2015 seguendo le orme di mia madre, scrittrice e poetessa salentina, ho pubblicato il mio primo libro, una raccolta di racconti dal titolo “Favole metropolitane – il vinaio e altre storie”. Ma la vera svolta nella mia vita è stata nel 2016, quando ho conosciuto nel Salento quella che sarebbe diventata mia moglie qualche anno dopo, e ho deciso di seguirla a Praga, in Repubblica Ceca, dove lei lavorava. Direi, quindi, che la mia partenza dall’Italia è stata dettata prima di tutto dai sentimenti.
Praga è stato il vero inizio della mia avventura da espatriato. Qui sono rimasto tre anni, lavorando nell’ambito della gestione di ristoranti, start up di food e home restaurant. Ricordo che quando tornavo nel Salento, ripartivo poi con almeno una delle mie valigie sempre piena di vini e prodotti della gastronomia locale. Nel 2019, infine, io e la mia famiglia ci siamo trasferiti in Olanda, dove tuttora vivo lavorando nel campo della mobilità e delle barriere architettoniche, mentre nei momenti liberi continuo a scrivere e a fare fotografia.
Mi sono sempre considerato un “cittadino del mondo”, quindi lasciare la mia città natale non mi ha comportato grande sofferenza, famiglia a parte – ma questo credo sia il problema principale di tutti gli espatriati -, l’idea di affrontare nuove avventure con nuovi stimoli in una terra che non conoscevo era – ed è – sempre molto emozionante per me.
Dopo sei anni vissuti all’estero, ma con un piede sempre nella mia terra, mi sento di dire che se tornassi indietro rifarei le stesse scelte, anzi, forse lo farei anche prima. Del mio paese mi manca il contatto con la mia famiglia, gli amici che sono rimasti lì e a cui sono molto legato, il cibo e il mare, ma se dovessi fare un elenco più preciso sicuramente ci sarebbero da aggiungere molte altre cose; in compenso vivere all’estero mi ha dato modo di confrontarmi con altre culture e altri modi di vedere la vita, ma nonostante questo melting pot unico, sono e resto salentino in ogni cosa che faccio.
Non sono una persona avvezza a dare consigli, però, se dovessi farlo, direi che, prima di tutto, nel momento in cui si decide di partire lasciando la propria terra, bisogna essere padroni di almeno una lingua straniera, oggi con la sola conoscenza dell’inglese si posso aprire tantissime opportunità per chi volesse provare a fare un salto di qualità altrove. Altro consiglio che ritengo di dover dare è quello di ricordarsi che, per quanto un paese possa essere accogliente con gli espatriati, bisogna avere rispetto della cultura e delle usanze di chi in quel paese ci è nato e ci vive da sempre.
Non so se tornerò definitivamente in Puglia, ma di certo non smetterò di tornarci ogni qualvolta ne sentirò il bisogno o gli impegni me lo consentiranno… in fine dei conti sono e resto un salentino.