(immagini tratte dal web)
di CHIARA CHIEGO –
La Puglia è terra di leggende e misteri, e tra queste ce n’è una che per anni ha fatto gola a tanti esploratori, quella degli “Ori di Taranto”. La leggenda narra di un tesoro nascosto durante la Seconda Guerra Punica nel 272 a. C.: il generale cartaginese Annibale avrebbe nascosto il suo immenso tesoro nella città ionica, prima di partire in battaglia. Ori e preziosi si troverebbero ancora da qualche parte, in attesa di essere scoperti.
Anche se la leggenda probabilmente non ha un fondo di verità, non è del tutto avulsa dal contesto tarantino, perché Taranto è davvero famosa per i suoi ori. Con la definizione “Ori di Taranto” oggi ci si riferisce ad una serie di manufatti ritrovati nel tarantino e in zone vicine, riconducibili all’oreficeria tarantina del periodo ellenistico. Tra la seconda metà del IV secolo e il III secolo a. C. l’artigianato tarantino si specializzò nella produzione di monili di lusso, decorati in maniera elegante e raffinata che in pochissimi potevano permettersi. In particolare all’interno della collezione presente al MarTa, il Museo Archeologico di Taranto, si trovano i famosi orecchini a navicella (tra i reperti più comuni nelle tombe tarantine), lavorati con le tecniche della filigrana e della godronatura. Un paio di orecchini rinvenuti in una tomba a Crispiano, presentano due teste femminili sulle quali è possibile ancora osservare residui di smalti rossi e azzurri. E smaltate erano anche le intricatissime decorazioni floreali presenti su un diadema rinvenuto nella Tomba degli Ori di Canosa appartenenti ad un ricco corredo, forse di una donna di rango aristocratico o sacerdotale. Fra gli oggetti ritrovati, anche una teca a forma di conchiglia utilizzata per contenere cosmetici. Insieme a questa, anche uno specchio a scatola. Tra i reperti più interessanti, figura sicuramente lo Schiaccianoci: due braccia femminili ingioiellate chiuse all’altezza delle mani da una cerniera. Un vero e proprio oggetto di design che non sfigurerebbe sulle tavole moderne.
L’artigianato tarantino era fortemente legato alle influenze greche: Taranto è stato uno dei centri principali della Magna Grecia, che ha resistito all’accorpamento da parte di Roma fino al 209 a. C. proprio nel contesto delle Guerre Puniche. Echi di impressioni egiziane, mutuate sempre dalla cultura greca, sono riscontrabili in ornamenti nei quali è presente il ‘nodo erculeo’ decorato con motivi di foglie. Il mondo vegetale è protagonista di questi splendidi gioielli che rappresentano un unicum: ad esempio oggetti che non hanno riscontro altrove nei corredi funerari, sono i diademi in lamina d’oro con motivi a foglie (di ulivo, edera o quercia).
Le delicate e specializzate lavorazioni tarantine rappresentano non solo tracce di un passato antico e ricco di storia, ma un vero e proprio tesoro, un’eccellenza che è possibile scoprire nella Sala degli Ori del Museo MarTa di Taranto o grazie al progetto Google Arts and Culture all’indirizzo: https://shorturl.at/25Fod