di CHIARA CHIEGO –

Torce, zucche, candele e dolcetti: la notte più spaventosa dell’anno, quella di Halloween, sta per arrivare.
La paura serve al nostro corpo per rimanere al sicuro, e per secoli è stata utilizzata per insegnare ai bambini a stare lontani dal pericolo, portando a una lunga tradizione di fiabe dai contorni che oggi definiremo “truculenti”.
Anche nella tradizione popolare pugliese si possono trovare storie che usano la paura per veicolare un messaggio, per intrattenere e per spargere un pizzico di mistero tra gli ulivi e le spiagge.
Una delle leggende più note è quello del Laúru (o Laurieddhu, Uru, Monicheddu) il folletto salentino. Alto una cinquantina di centimetri, a volte è descritto come un bimbo, altre come un ometto peloso; dalla faccia grande, il cappello a punta rosso (nel quale risiederebbe il suo potere), le orecchie a punta, è un personaggio spesso dispettoso. Il Laúru pare ami infastidire gli adulti e si narra che fosse solito sedersi sul petto dei dormienti per far perdere loro il respiro. Con le sue agili dita intreccia le criniere dei cavalli in sottilissime trecce, nasconde gli oggetti, rompe i vasi, fa cadere il bucato. Per allontanarlo si dice bisogna porre una forbice aperta o un ferro di cavallo sulla porta d’ingresso. Gli unici ad evitare i suoi scherzi, pare siano bambini e fanciulle. Non si conosce bene l’origine di questa figura, ma la teoria più accreditata è che sia una derivazione delle divinità familiari del periodo romano. Nel dubbio, non passate di notte vicino ai cimiteri, se non volete rimanere vittima dei suoi scherzi.
Se perdere le cose non vi fa abbastanza paura, forse ci riuscirà la storia di Nanni Orcu: un orco alto più di tre metri dalla pelle durissima. Impossibile da ferire, sarebbe vissuto nelle Padule e vicino alle costruzioni megalitiche, con la sua famiglia. Nanni era noto per cacciare gli esseri umani: con le sue mani enormi afferrava i malcapitati per portarli nella sua grotta e mangiarli insieme a moglie e figli.
Se a volte dalla tradizione orale non è possibile risalire a prove concrete, ci sono occasioni in cui dal concreto si può arrivare a deduzioni misteriose: è questo il caso dei Vampiri di Trani. Agli inizi degli anni 2000, durante uno scavo archeologico in zona Capo Colonna, furono trovate delle sepolture particolari: i defunti erano in posizione prona, senza corredo funebre e con un grosso masso sulle spalle. Questa tipologia di sepoltura era utilizzata quando si voleva evitare che alcune persone risorgessero dal regno dei morti perché ritenuti dei ‘mostri’. Ecco perché sono stati subito accomunati alle sepolture degli individui ritenuti dei vampiri. Pur essendo particolare, l’area del Mediterraneo non è nuova a questo tipo di credenze.
Infine, una delle figure più misteriose della tradizione salentina, è senza dubbio quella delle macàre: streghe dalle abilità divinatorie che creavano pozioni e si incontravano nelle grotte. La più nota è la Grotta delle Striare che si trova tra Castro e Porto Miggiano. Donne normalissime di giorno, di notte indossavano lunghe vesti e col volto nascosto da maschere, danzavano con il diavolo. Leggenda vuole che l’uscio delle pajare fosse più basso di un uomo medio perché le macàre non potevano piegarsi e quindi non riuscivano ad entrare.
Che siano campanili costruiti dai demoni, luoghi infestati da streghe, folletti dispettosi che possono portare denaro o pietre a seconda del favore chiesto, le storie sulle creature magiche e un poco spaventose, sono tantissime. Gli anziani una volta raccontavano gli incontri con queste creature ai propri nipotini, per spaventarli ma soprattutto per tramandare un sapere antico fatto di leggende e misteri.