DI CHIARA CHIEGO –
La figura di una donna inquieta che vaga nei casolari abbandonati, nei ruderi, nelle antiche masserie ormai disabitate. Una sagoma di dolore, costretta per l’eternità a piangere il proprio tragico destino. Questa è la leggenda della “Signura Leta” che da secoli, pare infestare le campagne di Mesagne.
Il nome già esprime perfettamente la natura del fenomeno: “Leta” infatti non è una parola usata a Mesagne, ma è comune al dialetto salentino e sta ad indicare qualcosa di sporco; probabilmente deriva dal francese “laid”, laido, insozzato. Essendo una leggenda tramandata in maniera orale, non si è certi di quando questa storia si sia diffusa né di chi l’abbia creata: sicuramente è caratterizzata da alcuni archetipi tipici delle storie popolari e dell’immaginario medievale.
Nel racconto della Signura Leta ci sono gli innamorati infelici, i parenti crudeli e il destino beffardo: tutti elementi perfetti per colorire una storia struggente. Si narra infatti che una giovane fanciulla – in alcune versioni una nobile – si innamorò perdutamente di un ragazzo di un ceto sociale più basso e malvisto dalla famiglia, spesso identificato con un ciabattino. I due, pur di coronare il loro amore, fuggirono in un casolare nelle campagne di Mesagne ma furono ben presto raggiunti dai fratelli di lei. Per permettere all’amata di nascondersi e salvarsi, il giovane affrontò i fratelli ma venne da questi ucciso. La povera fanciulla, mentre si nascondeva in un forno, perse una scarpa come una sfortunata Cenerentola, segnalando così la sua presenza. Furiosi e decisi a lavare l’onta sull’onore della famiglia, i fratelli appiccarono il fuoco alle fascine presenti nel forno, e la giovane morì arsa viva. Ecco che da allora, di notte, nei ruderi e nelle stanze ormai vuote e abbandonate, è possibile vedere una figura vestita di bianco, con i lunghi capelli e dall’aspetto estremamente brutto, forse a causa delle ferite causate dalle fiamme. Proprio da questo deriverebbe il nome Leta.
In una versione meno paranormale della storia, il racconto sarebbe stato diffuso da un ricco proprietario terriero che voleva tenere lontano i curiosi da una masseria, in quanto lì si trovava la sua amante. Il racconto della Signura Leta sicuramente trae origine da fonti ben più colte come alcune novelle del Decameron di Boccaccio – ricorda la storia di Lisabetta da Messina e del vaso di basilico -, o forse si è arricchita di alcuni fatti reali tramandati oralmente nel tempo.
Probabilmente non sapremo mai se la Signura Leta, col suo cuore gonfio di dolore, esiste davvero o è solo uno stratagemma per spaventare i bambini e tenerli lontani da luoghi pericolosi. Speriamo, in ogni caso, che possa trovare riposo nelle sue notti passate in quella verde e rigogliosa campagna, che tanto affascina e splende di giorno e ammalia di notte avvolta dai suoi misteri.