di GIOVANNA CIRACì –

“In realtà sono più poeta che politico, scrivo poesie da prima ancora che mi occupassi di politica.” È così che Stefano Minerva, Presidente della Provincia di Lecce e Sindaco di Gallipoli, si definisce parlando del suo libro “D’amore d’amici di gente e città”, una raccolta di versi edita di recente da Manni Editore.

“Scrivo da quando sono ragazzo, avevo già pubblicato un volume di poesie prima di diventare Sindaco e diciamo che questo “vizietto” di mettere i miei pensieri su carta mi è rimasto. Ora scrivo molto meno, ma in questi anni avevo comunque raccolto un po’ di componimenti che poi Manni Editore ha voluto pubblicare per raccontare un’immagine diversa di una persona considerata solo per il suo ruolo politico, e che, invece, la casa editrice ha proposto di far conoscere nella sua intimità.”

Sensazioni e pensieri introspettivi che rappresentano un parte profonda e riflessiva, ma soprattutto privata, di Minerva che ammette che divulgare i suoi scritti è stato un atto di coraggio perché “le poesie narrano la mia intimità anche con pensieri che la gente pensa non possano appartenere a un Sindaco o a un Presidente della Provincia. Credo che mostrare la verità interiore che ho dentro agli altri sia stato coraggioso perché spesso i politici sono succubi del proprio ruolo, io ho voluto raccontare me stesso al di là delle cariche che ricopro.”

Viene da chiedersi come mai un personaggio come Minerva, abituato alla “freddezza” dell’ambito istituzionale, sia così propenso alla poesia, ma egli spiega che per lui “è un mezzo catartico per guardarsi allo specchio e ritrovare se stessi, per imprimere su un pezzo di carta un’emozione che altrimenti andrebbe perduta, in modo da custodirla nella propria memoria, e poi se qualcuno legge la mia poesia va bene, diversamente rimarrà comunque per me un ricordo eterno della sensazione provata in quel momento.”

Nel titolo sono inoltre racchiusi degli elementi significativi. ”Le parole del nome della raccolta – afferma Il Presidente – sono un richiamo a una delle poesie, “Pensieri”,  in cui esprimo me stesso, la sofferenza di vivere ogni giorno in maniera frenetica, tra appuntamenti istituzionali, telefonate ricorrenti e impegni importanti, e il rendersi conto che, a causa di ciò, sto perdendo un pezzo dei miei trent’anni, ma penso che alla fine ne valga la pena poiché sono circondato dall’affetto di amici sinceri, di amore vero e di gente, di città, che sono elementi importanti della mia vita ai quali dono tutto me stesso.”

Tra le tante poesie, poi, impossibile non soffermarsi su quella che invita a guardare oltre al Salento turistico e alla attrazioni di massa. “Non do giudizi morali – sottolinea Minerva – a chi compra souvenir nel centro di Otranto, si diverte nei lidi o al brindisino che si definisce salentino quando non ha vissuto la nostra storia, ma è un monito alla ricerca del vero Salento. Io dico a chi viene da fuori e ai salentini che non conoscono ancora bene il territorio: attenzione, il vero Salento non è quello che vi vendono come autentico, ma l’autenticità di questa terra sta in altro e a volte dobbiamo avere la curiosità di riscoprirla.”

E il Primo Cittadino gallipolino sembra già avere la giusta soluzione che porti a questa riscoperta: “Bisogna osservare i volti dei pescatori di Gallipoli, studiare gli avvenimenti storici come l’eccidio dei martiri d’Otranto, bisogna calpestare l’arsa terra rossa, conoscere le piante autoctone, riuscire ad ascoltare il canto delle cicale, farsi trasportare dal ritmo bramante del tamburello. Bisogna, insomma, avere la curiosità di raccontare l’autenticità di un popolo diverso rispetto al resto del mondo per il suo percorso forte di una storia e di un paesaggio che stiamo cancellando.”

E altrettanto chiara è la sua visione del Salento a cui auspica: “Vorrei una terra orgogliosa e memore delle proprie origini, capace di raccontare la sua vera storia, spesso nascosta da altre versioni che possono risultare più interessanti, ma che non sono la vera faccia del Salento.”

Passione e determinazione lo contraddistinguono, Minerva è sicuro che continuerà a scrivere: “È una malattia, non si può promettere di smettere e chi lo fa sbaglia o mente. È un istinto primordiale che ho dentro, un nodo allo stomaco che mi viene e che mi porta necessariamente a scrivere. Continuerò di certo a comporre versi se il tempo mi darà un po’ di spazio per farlo.”