di CHIARA CHIEGO –
Una zona naturale umida importante dal punto di vista della biodiversità, un sito storico che ha conosciuto scambi commerciali, invasioni, viaggiatori da tutto il mondo. Questo e molto altro è la Riserva Naturale di Torre Guaceto, situata fra Brindisi e Carovigno, rappresenta uno scrigno incredibile per la conservazione di specie animali e vegetali.
La Torre aragonese ne è il simbolo: oltre ad essere la più grande fra le “torri del Regno” volute da Carlo V a metà del ‘500, è a pianta quadrata e si erge a circa trenta metri dal mare. Comprende due ambienti, uno che in origine era una cisterna a piano terra e una stanza al piano superiore. L’ingresso, un tempo, era costituito da un ponte levatoio o da una scala che oggi non esiste più. Per entrarvi bisogna utilizzare i locali adiacenti, costruiti nel XX secolo.
L’acqua è stata fondamentale per questo territorio, ne è testimonianza il nome stesso di “Guaceto” infatti, che deriverebbe dall’arabo “Gawsit” che significa “acqua dolce”, perché la torre è costruita nei pressi di un piccolo fiume di acqua sorgiva. Sono state trovate tracce di insediamenti umani sulla costa a partire dall’Età del Bronzo, ma è nel periodo romano che iniziano i veri e propri traffici commerciali.
La presenza di un porto ben prima del Cinquecento, è riscontrabile anche grazie alle mappe arabe del XIII secolo, che riportano il luogo. La zona conobbe una breve dominazione araba prima che i bizantini riconquistassero il territorio, e la sua posizione vicino alla via Appia, rendeva la costa essenziale per i commerci soprattutto di vino. Una volta finito il pericolo delle invasioni saracene, Torre Guaceto perse importanza commerciale fino al XVIII secolo, quando la presenza dei commerci dei veneziani e degli spagnoli, ridiede smalto al piccolo scalo.
Perse definitivamente la sua funzione di porto commerciale, quando fu costruita la via consolare borbonica che univa Brindisi a Monopoli passando per Fasano. Anche la torre cadde in disuso, quando nel 1800 Ernesto di Dentice di Frasso, proprietario della zona, non decise di bonificare e mettere a coltura alcuni terreni, sistemando di fatto l’ambiente così come lo conosciamo. Restaurata nel 2008, la Torre oggi è sede di un osservatorio presidiato dal WWF. Nella riserva di Torre Guaceto infatti, vi sono il Centro Recupero Tartarughe Marine “Luigi Cantoro”, e il Centro territoriale di prima accoglienza della fauna selvatica omeoterma.
La riserva terrestre, caratterizzata da una rigogliosa macchia mediterranea, è composta dal litorale dove arenili di sabbia si alternano a brevi tratti di scogliera; le dune vengono attraversate da piccoli specchi di acqua salata e da affioramenti in superficie delle acque sorgive. Nella parte meridionale della riserva si trova l’importante zona umida, un territorio palustre reso salmastro dalla presenza del mare. E proprio questa particolarità, lo rende uno degli ecosistemi più interessanti dell’area, con una grande biodiversità di specie animali e vegetali. Le acque marine di Torre Guaceto sono così importanti da essere diventate un’Area Marina Protetta nella quale è possibile osservare, già dai primi metri di profondità, numerose specie di pregio fra piante e coloratissimi pesci.
Infine, al Lido Torre Guaceto è possibile vivere a pieno le bellezze naturali, aiutando concretamente la salvaguardia dell’ecosistema anche in vacanza, in quanto i servizi turistici offerti sono gestiti direttamente dal Consorzio di Gestione di Torre Guaceto e i ricavi aiutano nella salvaguardia dell’ambiente.