di CHIARA CHIEGO –

Cosa hanno in comune le tragiche storie di Dirce, Salmace e Biblide, tre donne trasformate in fontane di pietra dagli dèi? Oltre alla metamorfosi e all’acqua come simbolo di salvezza, hanno in comune l’essere raffigurate in bassorilievo su lastre di pietra, nella Fontana Greca di Gallipoli. Il monumento, che ad oggi risulta essere primo nel censimento per la XII edizione dei Luoghi del Cuore redatto dal Fai, e che riguarda tutti quei luoghi poco conosciuti che meritano un intervento di valorizzazione, è una testimonianza importantissima per quanto riguarda la presenza ellenica sul territorio salentino.

La sua origine è misteriosa: da alcuni studiosi è ritenuta la fontana più antica d’Italia – datandola al III sec. a. C. -, da altri invece, è ritenuta un rifacimento rinascimentale. Di sicuro, la sua posizione attuale nelle vicinanze del ponte che conduce alla “città nuova”, risale ad un periodo successivo al 1560. La fontana si è spostata sicuramente più volte, dalla zona delle funtaneddhe – le antiche terme per le quali forse è stata creata -, alla chiesa di San Nicola (che oggi non esiste più).

La sua struttura è imponente ed affascinante: ha due facce ben distinte, una che guarda a nord-ovest, realizzata nel 1795 e adornata con lo stemma cittadino, e l’altra orientata a sud-est, sulla quale si trovano quattro cariatidi che sorreggono l’architrave con un elaborato fregio che riporta scene delle fatiche di Ercole.

Palesi sono i rimaneggiamenti più tardi: dalle scritte in latino a commento dei miti, allo stemma del Re di Spagna Filippo II, a un’epigrafe con le insegne di Carlo III di Borbone. Ai suoi piedi si trovano le tre vasche sorrette da putti, che svolgevano la funzione di abbeveratoio per animali o dalle quali negli anni ’50 del Novecento, veniva prelevata l’acqua da vendere nel borgo antico, privo di acquedotto.

Lo stato di conservazione compromesso in cui versa la struttura, ci fa sperare che possa davvero vincere la campagna organizzata dal Fai e ritornare così al suo originario splendore. Il voto è pubblico, e c’è tempo fino ad aprile per promuovere questo piccolo gioiello salentino. Per informazioni: Fontana di Gallipoli – Fai