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di CHIARA CHIEGO –
La melagrana è il frutto autunnale per eccellenza sulle tavole pugliesi. Il nome “sita” che spesso viene utilizzato per indicarla nei dialetti salentino, tarantino e brindisino, deriva dal greco “sita” variante della parola attica “side”. Curiosamente, a Gallipoli e Tricase, viene ancora utilizzata proprio questa versione, declinata in “sida”.
Il frutto dai chicchi color rubino, che oggi sappiamo essere un vero concentrato di buoni nutrienti, è sia importante dal punto di vista naturale che simbolico. La conoscenza che l’uomo ha di tale specie vegetale è antichissima: come si può intuire dal suo nome scientifico “Punica granatum”, il frutto è stato introdotto dall’area fenicia, l’odierna Tunisia. Dai miti dionisiaci, a quello di Ade e Persefone, agli affreschi pompeiani, alle grottesche ed al Cristianesimo che ne fa un simbolo di abbondanza nella rappresentazione mariana, la melagrana è un’immagine presente e universalmente riconosciuta.
Anche i Messapi conoscevano e utilizzavano la melagrana in maniera simbolica, per indicare la rinascita: una delle testimonianze più eclatanti in tal senso, è la “Tomba delle melagrane” presente nel sito archeologico di Egnazia, a Fasano. Si tratta di una tomba a camera messapica databile tra il IV-III secolo a.C., scoperta durante i lavori di fondazione del Museo Archeologico “Giuseppe Andreassi” nel 1971. Dopo una scala scavata nella roccia, il sito sorprende nell’entrata della camera mortuaria: l’imponente porta infatti è realizzata nella pietra, e i battenti originali ancora ruotano sui cardini. Saccheggiata in passato, come testimoniato da alcuni fori, del corredo funerario non ci è arrivato nulla, ma quello che resta è la meravigliosa decorazione interna. Le melagrane, simbolo di rinascita e della vita dopo la morte, sono poste nella parte alta delle pareti; edera, palmette e motivi architettonici che riproducono materiali e costruzioni dell’epoca, completano la decorazione.
La tomba si trova all’interno del Parco Archeologico di Egnazia, visitabile dal lunedì alla domenica (tranne la seconda domenica del mese di chiusura al pubblico). In occasione della solennità civile del 4 novembre l’ingresso sarà gratuito così come la prima domenica di ogni mese.