di ANNA RITA PINTO –

Per chi ancora non avesse avuto possibilità di visitarla “Real Bodies”è la mostra internazionale che dallo scorso 26 novembre è allestita presso il Teatro Margherita di Bari e sarà visitabile fino al 31 gennaio 2023.

Un’esposizione dove sarà possibile osservare veri e propri organi e corpi umani, in pose artistiche e sportive, plastinati e perfettamente intatti. Unendo l’esperienza scientifica alla cultura, questa è un’occasione interessante per scoprire il corpo umano in tutte le sue sfaccettature: dal sistema scheletrico a quello muscolare, nervoso, digerente, riproduttivo, respiratorio e cardiovascolare. Per maggiori informazioni e per l’acquisto dei biglietti è consigliabile consultare il sito https://www.realbodiesbari.it/

Prima di “Real Bodies” c’è stata la mostra “Body Worlds”, fondata sulla stessa tecnica di plastinazione, che ha richiamato milioni di visitatori: un numero che probabilmente ha fatto di questa l’esposizione itinerante più visitata al mondo, oltre che la più discussa.Tra consensi e polemiche, infatti, Body Worlds, così come “Real Bodies”, è stata al centro dell’attenzione per ciò che metteva in mostra, ovvero cadaveri interi e a pezzi che gli organizzatori hanno dichiarato essere di persone che hanno donato il loro corpo all’Istituto per la plastinazione di Heidelberg, in Germania, e accettato la possibilità di essere esposti al mondo dopo il decesso e la plastinazione.

La plastinazione è una tecnica inventata e brevettata dall’ anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens, dichiarando lo scopo di “sensibilizzazione sanitaria”con questo inconsueto trattamento post mortem che interrompe la decomposizione. Il processo prevede circa 1.500 ore di lavoro sui cadaveri, a partire dal pompaggio di formalina nel corpo, seguito dalla dissoluzione di fluidi e grassi solubili, dall’impregnazione forzata con materia plastica in una camera del vuoto, dalla modellazione della postura e, infine, dalla polimerizzazione. Questa tecnica rende i reperti organici rigidi e inodore, mantenendo inalterati i colori.

Nelle precedenti edizioni della mostra, un gruppo di dodici avvocati, professori e attivisti dei diritti umani, aveva scritto una lettera aperta al Primo Ministro australiano e al Ministro della Salute del New South Wales per chiedere la chiusura di “Real Bodies” di Sidney perché, secondo gli attivisti, i corpi sarebbero quelli di detenuti cinesi uccisi dopo essere stati condannati a morte, tra cui prigionieri politici. Non è la prima volta che questa mostra viene accusata di utilizzare corpi provenienti da una sorta di traffico nero, mai provato, di cadaveri provenienti dalla Cina e da ex stati sovietici.

Gli organizzatori della mostra – che da anni viene proposta in tutto il mondo ed è stata vista da più di 50 milioni di persone – hanno sempre respinto le accuse mostrando carte e documenti che attestano l’effettiva regolarità delle donazioni dei corpi. In questo caso però gli attivisti scrivono che manca la “documentazione che dimostra la provenienza etica e legale di ogni corpo” e che le prove che si tratti di detenuti cinesi “sono credibili”.

Vaughan Macefield – uno dei firmatari, professore di fisiologia alla Western Sydney University ha affermato che “ci sono forti prove a sostegno dell’idea che i corpi e gli organi provengano da prigionieri uccisi in Cina. In mostra ci sono quasi solo maschi di giovane età: una cosa molto diversa dai corpi più vecchi donati per l’insegnamento dell’anatomia nelle scuole mediche australiane”.Il gruppo spiega anche che non è credibile la tesi degli organizzatori per cui si tratterebbe di corpi morti in ospedale, non identificati o reclamati, perché il processo di plastinazione deve iniziare a 48 ore dalla morte e gli ospedali cinesi sono tenuti per legge a conservare i cadaveri non identificati per 30 giorni.

Tom Zaller, che dal 2003 organizza mostre con cadaveri esposti e conservati con la plastinazione, ha respinto le accuse definendole “ridicole” e “infondate” e che i cadaveri sono “controllati dai ministeri della salute di tantissimi paesi”. Ha precisato anche che il processo di plastinazione consiste nel rimuovere tutti i liquidi e che “non importa sia vecchio il soggetto: può anche avere cent’anni”.

Nel 2008 gli organizzatori di un’esibizione simile, a cui partecipò anche Zaller, furono costretti dopo un’indagine del Congresso statunitense a precisare sul loro sito di non poter verificare in modo indipendente se i corpi in mostra fossero quelli di detenuti cinesi.

In passato “Real Bodies” è stata vietata da alcuni paesi, come Israele e la Francia; in Italia nel 2013 ci fu un caso simile con la mostra Body World, che espone sempre cadaveri umani conservati con la plastinazione: il Comune di Milano respinse la richiesta di chiuderla dicendo che gli organizzatori avevano mostrato la documentazione che attestava la donazione dei corpi.