di CHIARA CHIEGO –
“Sono rimasto come la zita di Pulsano” – o Agghje remaste com’è zite de Puzane – chissà quante volte vi sarà capitato di sentire qualcuno utilizzare questo pittoresco modo di dire, magari non comprendendo del tutto il suo significato.
Pulsano è una cittadina costiera a 15 km da Taranto, ed è il più antico insediamento umano nel Golfo di Taranto; i resti archeologici la fanno risalire all’Età del Bronzo. Già il nome nasconde una piccola leggenda: si dice infatti, che derivi da “polso sano” il gioco del braccio di ferro, che gli abitanti erano soliti fare sin dall’epoca della dominazione greca, per festeggiare durante i periodi della vendemmia e della mietitura.
La cittadina è nota fra le altre cose, sia che per il noto detto, che per la presenza di un fantasma di epoca medievale – Caterina detta Angelica per via della sua bellezza -, che apparirebbe disperata sulle mura del castello De Falconibus – oggi sede del Museo Storico delle Tradizioni e delle Attività Umane -, con i suoi capelli dorati e i suoi lamenti.
La storia della “zita di Pulsano” è una di quelle antiche, che cercano di trasmettere anche una sorta di insegnamento morale (almeno nella più gettonata delle spiegazioni). Si narra infatti che una giovane sposa, nel giorno del suo matrimonio, mentre la chiesa a Pulsano era gremita di parenti ed amici, e il suo sposo l’aspettava all’altare, rimase bloccata fuori dalla porta. A nulla valsero i consigli di prendere a picconate il muro o di semplicemente chinare il capo.
C’è chi racconta che l’architrave fosse stato abbassato di proposito da una suocera indispettita, chi afferma che la sposa fosse semplicemente alta per passare dalla porta, o che indossasse un cappello grande e lavorato, che non voleva togliere per non rovinare l’effetto dell’abito.
Il racconto più diffuso vuole che la donna si fosse legata un mattarello dietro la schiena, e per questo non riuscisse a chinare la testa quel tanto da permetterle di entrare: tutto per sembrare più dignitosa e di un ceto sociale più alto, in quanto i contadini avevano la schiena curva e i nobili no.
Quale che sia la ragione, se per vanità o per dispetto, la sposa rimase ferma senza sapere cosa fare. In compenso, divenne per sempre metafora di tutte quelle persone che rimangono sbalordite e immobili di fronte a un evento improvviso.