Foto di Giorgio Sommer –
di CHIARA CHIEGO –
È natu Gesù Cristu redentore
lu mundu s’ha cambiatu ogni momentu
ca ‘ppena dese la benedizione
e fice scomparire ogni lamentu.
Se c’è una tradizione musicale natalizia propriamente salentina, è senza dubbio quella della “Strina”, una tipologia di canto questuale praticato soprattutto nella Grecìa Salentina e in particolare a Corigliano d’Otranto.
Contadini, artigiani, allevatori, lasciati i panni e gli attrezzi del lavoro, prendevano gli strumenti musicali e andavano casa per casa in processione, ad annunciare la lieta novella della nascita di Gesù. Per questo gesto benaugurante, i suonatori chiedevano in cambio un paniere di uova, un po’ di pane, dei doni di natura da condividere.
Il periodo in cui veniva svolta quest’attività andava da San Silvestro all’Epifania, durante il quale i lavori nei campi erano più tranquilli rispetto al resto dell’anno e i lavoratori avevano più tempo a disposizione.
Il nome “strina” (o strena, o strinna) fa pensare che sia preso in prestito dall’abitudine di origine romana, di scambiarsi gli “stranea”(strenne), rami di alloro dedicati alla dea Strenia, durante il capodanno che allora veniva festeggiato a settembre.
Nei canti, le varie strofe erano improvvisate da due o più voci, e raccontavano la nascita di Gesù, la venuta dei magi, l’adorazione di pastori con le pecorelle. I canti venivano eseguiti sia in dialetto romanzo che in grico salentino. Una versione completamente eseguita in grico è stata incisa da alcuni contadini negli anni ’70, ed è suonata con tamburello, triangolo, organetto, arpa a sonagli e cupa cupa (tamburo a frizione), gli strumenti tipici della tradizione popolare. Esiste un’ampia collezione di canti di questua propri di Corigliano d’Otranto, ed è proprio dei contadini di Corigliano, la versione più completa e antica mai registrata, sempre negli anni ’70.
Oggi un po’ desueta, la tradizione della Strina è l’ennesimo esempio di come la cultura contadina salentina fosse una stratificazione di riti, abitudini, e radici, filtrati attraverso la lente del sacrificio e del lavoro.
