di ANTONIO RIPA –

Lei fuse un soprammobile
Un dado col ferro da stiro
Sette sfoglie di remore
Una sorba senza respiro

Così precotto e alcolico
Il pasto è pronto già
Aggiunto di podolico
E vino in quantità.

Due polpi di ceramica
Due cazzimarri e reni
Celati nella polvere
Due piatti pieni pieni.

Un di cibaria morbida
Un di cibaria immonda
Imploro la cuoca torbida
Ma pare non risponda.

La dea che afferra e morsica
Mi affama e non consola
Minaccia con falce corsica
che accanto a me posò.

Ma nella speme ai posteri
L’ardua sentenza arrangio
Se prima non scendo agli inferi
forse il cinque mangio.

A casa mia si mangia ajacciante, bene bene.